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GROUP 74
(La vera storia)

Nel 1968, Ciccio Coriale aveva 14 anni e frequenta il primo anno all'Istituto per Geometri di Crotone.
Anche Modesto Madia, che di anni ne aveva 16 anni, tutte le mattine se ne "scendeva" a scuola a Crotone. Tonino Garofalo, invece, non aveva ancora terminato la terza media, mentre Fedele Pingitore frequentava l'Istituto Professionale a Cutro.

Erano i primi approcci di quattro ragazzetti più o meno adolescenti fuori dalla realtà del piccolo paese che era Scandale. A loro, andare tutte le mattine in una "grande città" per studiare sembrava un privilegio che pochi altri avevano. Erano gli anni in cui, come dice Antonello Venditti in una delle sue canzoni più belle, si percepivano i "primi vagiti del 68", e loro erano un po' gasati da quel vento nuovo, tanto che spesso non andavano neanche a scuola, e se la spassavano in giro per Crotone, un po' per vivere sulla pelle cosa succedeva fra la gente di città, un po' per ascoltare, appena scesi dal pullman Romano, gli ultimi successi discografici che uscivano freschi freschi dal negozio di dischi di Zurlo. C'erano i Procol Harum, i Credencee Clearwater Revival, e tanti altri, anche italiani, tra i quali il grande Battisti.

Ciccio, Modesto e Fedele erano amici d'infanzia, tutti del "largo Genuzzu". Tonino era lo "straniero", visto che abitava nella "lontana" via Puccini.
A Scandale era già il tempo del primo gruppo storico, quei Figli del Sole tra i quali imperava la voce di Franco Lazzaro (che cantava soprattutto pezzi di Lucio Battisti e di Mino Reitano) e la chitarra del compianto Aldo Grisi. Tra gli altri componenti c'erano Lino Madia (fratello di Modesto, alla tastiera) e Tommaso Augenti, che cantava la sua "Piombo". Alla batteria c'era Carmine Bomparola. I Figli del Sole si esibivano per lo più in festicciole locali, veglioni e feste di matrimonio.
Ciccio, Modesto, Fedele e Tonino (che intanto aveva già cominciato a strimpellare la sua prima chitarra), invece si trovavano spesso ad ascoltarli da dietro la porta della sala prove, senza neanche avere la possibilità di entrare per vederli e sentirli suonare da vicino. Allora, la musica era una sorta di privilegio da non dividere con tutti.

Loro quattro si dovevano arrangiare con quello che avevano (cioè nulla, se non l'aria nelle gole e la chitarra di Tonio), e lo facevano durante le loro serate, che poi erano sempre le stesse: lunghe, lunghissime passeggiate verso i "due pini" sulla strada per San Mauro, che quasi sempre culminavano inconsapevolmente in cantate a squarciagola a quattro voci.

All'epoca, Fedele, per motivi che nessuno ricorda, stazionava sempre nella carto-libreria dello "zio Icar" (Iginio Carvelli), allestita nel magazzino di "mastro Franciscu". Per un numero imprecisato di ore, ogni santo giorno, il bancone della libreria subiva tante di quelle botte, "girate", rullate e cose di questo genere (tutte rigorosamente date a mano) che buona parte del vicinato si lamentava per il casino. Era Fedele, che provava a diventare batterista… il suo sogno. Le sue mani andavano come "la nimula": veloci e perfette, soprattutto nel riprodurre i ritmi estrapolati da tutte quelle cantate serali all'ombra notturna dei "due pini". Insomma, in quella libreria, dove non c'erano neanche giornali, si sentivano solo un battere e levare, e qualche breve speranza ragazzina che sognava di produrre suoni veri.

Intanto, Modesto si era impossessato della tastiera di Lino, e qualcuno giura che nel giro di qualche mese fosse già più bravo del fratello. Senza strumenti, e senza nessuna possibilità di averne, restavano invece Ciccio e Fedele (che perlomeno aveva il suo bancone da libreria, ed era contento così). Il tempo lo si impiegava sempre allo stesso modo: cantando per le strade, di sera, in direzione "due pini".

Ma una sera... Ciccio, Tonino e Fedele erano nei pressi di via Campanella. In lontananza sentivano una musica provenire dall'interno del negozio della parrucchiera 'Ntona (la mamma di Aldo), dove i Figli del Sole, che nel frattempo avevano conosciuto molti avvicendamenti, avevano allestito la loro sala prove. Tutto andava per il verso giusto, quando all'improvviso Carmine Bomparola dovette scappare a casa per problemi familiari. Il locale rimase vuoto: tutti gli strumenti erano a disposizione, e, in qualità di padrone di casa, era rimasto solo Aldo, simpaticamente accondiscendente.

Ciccio, Tonino e Fedele si fiondarono nel locale. Il primo a mettere le mani sullo strumento fu Fedele, affamato di dare colpi su una batteria vera (finalmente!) e non piú solo sul suo bancone da libreria. Ciccio, fino a quel giorno, non aveva mai toccato un microfono, mentre Tonino era certamente quello più avvezzo ad avere un rapporto diretto con uno strumento "vero".

Sulla prima nota emessa da Aldo quasi per caso, Ciccio iniziò la prima canzone che gli venne in mente. La cosa sembrava funzionare, e gli altri gli andarono dietro: "Dolce fiore miooooooooooo.. so che tremi ma dove seiiiiiiiiiii... c'è un pensiero che scoppia in meeeeeeee...far l'amor con te..."

Era una canzone di Gianni Nazzaro. Ad un certo punto arrivarono la mamma e le sorelle di Aldo e si complimentarono i ragazzi dicendo cose tipo:

  • Teeee... vena troppu bbona! Para nu discu!
  • Davìaru; para propria nu discu. Bravi!

Allora, guardandosi negli occhi, Ciccio, Tonino e Fedele (e Aldo con loro) si sorrisero, forse dicendosi che, nonostante si trattasse solo di una canzone di Gianni Nazzaro, quello che stavano facendo li stava legando indissolubilmente, ed era la musica. Correva l'anno 1971.

I mezzi, però, continuavano a mancare, e i nostri erano (come si dice a Scandale) "spasolati". Senza strumenti da poter "montare", senza impianto voce, senza amplificatori, senza batteria. Senza niente. Nonostante tutto, nel 1972, decisero che il loro nome sarebbe stato "Group 74", dove 74 era la somma dei loro anni in quel momento: 20 Modesto, 19 Fedele, 18 Ciccio, 17 Tonino.

Mancava però il bassista. Tonino disse:

  • Ohi Cì (che sta per Ciccio), comprati il basso chè lo suoni tu!
  • Ed a mmia chini m'i duna ri sordi?! - gli rispose Ciccio, e poi aggiunse che gli sembrava un po' difficile suonare il basso e cantare contemporaneamente.

Ma la cartuccia buona stava per essere sparata. Da un po' di tempo, infatti, si univa alla combriccola anche Carmine Funaro, che dopo qualche tempo comprò il basso e cominciò ad impararlo, entrando così di diritto nel quintetto del Group 74.

Poi, arrivarono i primi strumenti "di proprietà": con l'aiuto di Don Renato furono acquistati infatti un impianto voce Steelfhon (preso già mezzo scassato da un complesso della vicina Santa Severina), una batteria vecchissima e altre cosette così, giusto per poter iniziare a suonare insomma.

E cominciarono a provare (prima) e a esibirsi (poi). Le prove le facevano nei posti più assurdi e impensabili; uno per tutti: la sagrestia della Chiesa Madre. Suonavano soprattutto le canzoni dei cantautori italiani (Bennato, Venditti, De Gregori, Battisti) e di gruppi un pò particolari (Le orme, i New Trolls), ma non disdegnavano neppure pezzi un pò più leggeri da poter inserire in scaletta in occasione di feste di matrimonio, o di battesimo, e altre cose del genere.
I pezzi più forti e richiesti erano comunque "Uno sguardo verso il cielo" e "Amico di ieri" delle Orme, "La miniera" dei New Trolls, e "Pablo" di De Gregori.

Nel 1973, la svolta vera e propria. A Scandale era arrivato il vice parroco, Padre Duca Luciano: un prete bergamasco già missionario in Africa che abbracciò subito la loro causa. Era un amante della musica e volle premiare l'impegno del Group, firmando, assieme ad alcuni componenti del "complesso", le cambiali che permisero l'acquisto di tutto quello che mancava. Così, arrivò l'impianto voce Semprini (poi trapassato di generazione in generazione), un amplificatore di un certo livello amorevolmente soprannominato "Fenderino", un sassofono, una tastiera nuova, amplificatori di vario genere, e, per la gioia di Fedele, un batteria nuova nuova: la mitica Davoli (anch'essa ereditata dai posteri).
Ora, con un sax a disposizione, mancava il sassofonista: fu così che Massimo Facente entrò nel gruppo.

Ormai c'era tutto e ci si poteva sbizzarrire, provando canzoni di vario genere, sempre preferendo pezzi diversi da quelli che all'epoca imperversavano nelle scalette dei vari gruppetti della zona. Presto cominciarono anche le trasferte nel crotonese.
Dopo un po' di tempo entrarono a far parte del gruppo anche il maestro delle elementari Franco Severini e il suo sax, prima affiancando e poi sostituendo Massimo Facente. Franco era un mostro di bravura, in tutti i sensi, e portò nel Group un'ulteriore ventata di novità, introducendo nel repertorio molti pezzi del pop-rock americano e inglese, soprattutto Neil Young e Beatles, anche se, le parti di sassofono che lo divertivano di più erano forse quelle dei brani di Fausto Papetti.

Gli anni passavano e il gruppo cresceva, in popolarità e in bravura. Nel frattempo si era aggregato anche Pietro Perri, che sostituì Carmine in partenza verso lidi lontani.
A turno, e per le più varie occasioni, si aggiungevano poi al Group tanti altri componenti, tra i quali "Gustinu" Minniti e alcune ragazze di Scandale.

Così si susseguivano le feste di piazza in vari paesi del crotonese, le serate al locale "Le Lanterne" di Crotone (era qui che imperversava Fausto Papetti), i matrimoni, i veglioni, i festival. Famosa la serata di San Mauro quando aprirono il concerto di Otello Prefazio, mitico cantastorie popolare calabrese.
Da ricordare, soprattutto per  il modo bizzarro in cui la serata si svolse, fu anche il concerto a Zinca, frazione di Casabona, dove il gruppo si esibì su un carrello da traino di trattore adornato e adibito a palco con fiori e piante.

In quegli anni, Ciccio e Tonino lavoravano entrambi presso la segreteria della Scuola media Alcmeone di Crotone. Nello stesso ufficio, assieme a loro, lavorava anche un altro compaesano, "Micu" Scandale. Una mattina, Ciccio e Tonino, dovettero assentarsi dall'ufficio per un impegno improrogabile: un concerto nella biblioteca comunale di Crotone. Fu così che chiesero a Micu di coprirli. Si dà il caso che il loro complice non seppe però mantenere il segreto, e il giorno dopo, Ciccio e Tonino (che fra l'altro era il segretario) furono costretti a sorbirsi la ramanzina della preside.

Altro momento storico fu la serata della Festa dell'Unità di Cirò Marina, alla quale è legato un aneddoto indimenticabile. I componenti del Group avevano preparato tutto per la trasferta (o almeno così credevano) e partirono alla volta di Cirò Marina a bordo di un furgone. All'improvviso, il factotum Mimmo Brescia, un fan appassionatissimo, burlandosi un po' dei ragazzi, piglia e fa:

  • Io so un cosa e non ve la dico!
  • Che cosa? - gli chiesero.
  • Io so una cosa e non ve la dico!
  • Ma diccela, Mimmo. Diccela!
  • No, non ve la dico!
  • Dai, Mimmo, diccela. Per favore, diccela! - si spazientirono un po' i ragazzi.
  • Io so una cosa e non ve la dico! - continuò Mimmo, burlandosi ancora di loro e sghignazzando.

E' presto detto. Praticamente, Mimmo sapeva che qualcuno aveva dimenticato di caricare i microfoni nel furgone, ma non volle dirlo fino a quando il suddetto furgone e i suoi passeggeri non arrivarono all'altezza di Corazzo. A quel punto, Ciccio dovette scendere, cercarsi un passaggio e tornare indietro a Scandale per riprendere i microfoni.

Un'altra volta, invece, il Group fu chiamato per un veglione in un paese vicino a Catanzaro. Trovarono tutto pronto: tutto carino, bellino, con i fiori e le carnevalate (si dà il caso che fosse proprio Carnevale!). Solo che al veglione non c'era l'ombra di una persona. Suonarono per se stessi e per la gloria.

Nel frattempo, Ciccio, Tonino, Modesto e Fedele, i fondatori storici del gruppo, erano arrivati a quota 102 anni. Un numero che non sarebbe più cresciuto. Era il 1979, il 28 di maggio, quando Fedele lasciò tutti nel vuoto più assoluto, proprio mentre Lucio Dalla cantava: "Caro amico ti scrivo, cosi mi distraggo un po', e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò".
Il distacco fu vero e definitivo, e il Group 74, praticamente, smise di esistere. Più volte si tentò di sostituire Fedele, ma dopo alti e bassi il gruppo si sciolse definitivamente nel 1982.

Oggi, a 30 anni dalla morte di Fedele, le sue bacchette vivono più che mai nelle mani dei nipoti che hanno imparato a suonare proprio sulla sua batteria. E nella mente di tutti ogni cosa resta fervida, chiara, immutata. Il suono cupo di quel bancone da libreria suona ancora: un suono che andava via via addolcendosi grazie a quegli anni di musica vera, anni di passioni autentiche, e difficoltà affrontate di petto. Anni nei quali si consumava quell'amicizia e quel sodalizio fraterno tra quattro vite che si assomigliavano.

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